(pubblicato nel contesto di “Art & Culture” N.1 su 60.700.000
come potete verificare clickando qui 14-5-16 CET 5.00)
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Nella vita non si smette mai di imparare, questo lo ripetono tutti i saggi, i nonni ed anche i bigliettini nei biscotti della fortuna.
Intorno ai 40 anni, stanca di cercare occupazioni in grado di farmi sentire ancora abile ed arruolata, ho dovuto fare dietro front ed assistere alla realtà con sguardo desolato. Una mamma con due bambini, precisi orari da rispettare, poca elasticità…non la vuole nessuno.
Quindi mi sono detta, tra me e me (da sempre la mia più stizzosa critica ed amabile amica) cerca, scava a fondo, in qualche cosa sarai pure brava, oltre a tenere pulita la casa, fare pranzi e cene alla materchef…
Ed eccoci a noi, mi sono rimessa a scrivere.
Rimessa perché l’ho sempre fatto. Poesie, racconti articoli per una rivista di carattere locale. Risultati buoni, commenti di ammirazione, lusinghe all’autostima…
La pausa lunga è stata quella legata alle gravidanze, ma superata l’età critica dei bambini, ecco tornare prepotente il desiderio che si fa strada pretendendo tempo, dedizione e passione.
Così nasce la voce che parla attraverso i tasti del pc, premuti forsennatamente, una voce che diventa storia, tratteggia visi e sfuma le anime raccontate.
Se vi chiedete che razza di scrittrice io sia, non so sinceramente classificarmi, una romanziera mi pare eccessivo, ma cantastorie femminile mi piace davvero molto.
Mi piace soprattutto entrare in contatto con quella parte per lo più nascosta che ogni essere umano tende a coprire e rivelarla nelle mie storie, raccontando cosa si cela dietro ad un gesto, una decisione, una svolta.
Forse sono una dannata romantica, forse una sognatrice, ma io in certe cose ci credo.
Quali? Ad esempio la legge dell’attrazione. E se voi siete arrivati a leggere fino a qui, perché no…
Ho deciso di intitolare la rubrica “ Le anime di carta”, perché sono convinta che i libri abbiano una vera e propria anima, fatta di carta e copertina al pari nostro di pelle e ossa. Qui voglio raccontarvi un po’ per volta il mio percorso, i miei piccoli, iniziali esordi e farvi partecipare il più possibile ai progetti in corso d’opera.
Inizierei dicendo che un sogno nel cassetto io ce l’ho. Ma facciamo un passo indietro.
Spesso si dice che nella vita un uomo deve fare tre cose: piantare un albero, fare un figlio e scrivere un libro…beh devo solo più piantare un albero e sono certa farò anche quello. Di figli ne ho due, come di libri. Uno edito e pubblicato di cui vi farò dono, l’altro in attesa di pubblicazione di cui vi racconterò.
Siete pronti a farvi travolgere dall’anima di carta che c’è in me?
Bene inizia il viaggio…
Ogni settimana vi terrò compagnia con un pizzico di me ed uno stralcio del mio libro, sperando che entrambi diventino un appuntamento interessante.
Per ora vi ho detto abbastanza e vi lascio alla prefazione del “Il giardino Viola”, di cui vi svelerò poco alla volta.
Alla domanda di rito, che si pone ad ogni bambino,“cosa vuoi fare da grande?” ho sempre saputo cosa rispondere.
Nella mia testa.
Niente ballerina, attrice o cantante. Non che ci sia nulla di male, anzi onore anche a loro. Solo la natura non me lo ha concesso. Non ero alta, né appariscente, tanto meno intonata.
L’altezza è sempre stato il mio punto debole. Quanto avrei desiderato dieci centimetri in più, accontentandomi, ma la sorte mi ha relegato laggiù nel regno dei bassi. Un tappo di damigiana, come amorevolmente mi chiamava la mamma. Io che sono di poco sotto il metro e cinquanta, guardo ancora oggi dal basso in alto distribuendo pizzichi d’invidia a chi ha gambe lunghe e slanciate e sfida la gravità. Si mi gongolo del vino buono che conservo, ma mica posso sempre raccontarmela.
La mia voce. Altro piccolo dramma. Mi piace cantare, eccome, ma a squarciagola in auto quando la musica copre parecchio le stonature. Allora son brava, vado pure a ritmo. Tutt’altra cosa senza. Credo mi manchino note o corde, forse ne ho qualcuna di troppo, fatto sta che a cantare ci pensino gli altri.
L’attrice, diciamocela tutta, non è vero che la puoi fare comunque tu sia…almeno non al 90% ed io, rinomatamente fortunatissima, in quel 10 restante di fortuna e simpatia non sono rientrata. Battere la concorrenza ragazzi è dura, ci son certe sventole, e poi altre brave, davvero brave attrici, che a me i film e le commedie in teatro piace proprio godermele fatte dai professionisti.
Nonostante non facesse impazzire la mia famiglia, le idee chiare le avevo. Da grande avrei scritto. Speravano di avere un promettente medico, avvocato, nella peggiore delle ipotesi anche impiegato pubblico. No. Sceglievo di fare l’utopista. Che razza di mestiere. Campare di parole, tanto valeva rinunciarci.
Sin da subito ho dimostrato amore per la lingua italiana. Non che fossi una bambina prodigio, ma leggevo prima di andare all’asilo. Leggevo tutto. Cartelli stradali, vetrine di negozi. E poi, sempre di più, divoravo libri. Tanti. Che belli. Quanti ne ho adorato. Sono cresciuta con loro. Distesa sul tappeto in camera ad immaginare di vivere quelle storie straordinarie. Il corpo lì e la mente altrove. In mezzo ai pirati, a farmi baciare dal bello di turno, a schivare le bombe, quante ne ho passate. Chiudevo il libro e mi mancavano già i personaggi. Erano diventati i migliori amici per le ore trascorse insieme. Che si trattasse del “Piccolo principe”, del “Conte di Montecristo”. Posso liberarmi di tante cose, ancora oggi in un trasloco o in un momento di grande rivoluzione, ma dei miei libri no.
Poi a 7 anni mi hanno regalato un diario dove disegnare se volevo … ho preferito scrivere. Piccole poesie. Sprazzi di pensieri. Innocenti. Vivaci. Li conservo ancora. Ah quanto mi sentivo grande e brava. La penna aveva un potere immenso a solcare quei mari immacolati. Ho capito di avere un mondo da esprimere e nella sua scoperta ho iniziato a vivere.
Come in ogni vita che si rispetti ho abbandonato il mio sogno nel cassetto per farmi trascinare dai mille abbagli. Provando un po’ di tutto per restare sempre delusa fino a che, ritrovati i primi versi, li ho scorsi e riletti. Mi hanno restituito fiducia. Era il mio tesoro nascosto che tenevo pronto da far risplendere. Ed è per questo che ho ripreso in mano carta e penna, alla vecchia maniera, e deciso di realizzare il mio scopo. Scrivere.
Fare questo per vivere, per vivere davvero, mi dà grande gioia. Scrivo per necessità di raccontare un mondo fatto di filtri e colori che voglio svelare. La cosa più bella è tradurlo in parole. Sentirsi un fiore leggero che profuma le pagine, un insetto invisibile che solletica la fantasia. Ah che emozione! Avvertire fluire il senso di mille e più pensieri, scendere veloci fino a diventare parole che corrono via per essere lette e gustate. Sospetto a volte mi sfuggano di mano più per scelta loro che volontà mia, nell’intento di scatenare sensibili cuori. Risvegliare i talenti nascosti. Questo è l’intento.
Oggi vi accompagno in un giardino bellissimo, augurando ad ognuno, di incontrarlo nel suo cammino.
…( Nadia torna giovedi’ prossimo in “Anime di Carta”)
Nadia Banaudi ©2016
Potete seguire la video-intervista di Nadia ne “Il Salotto di Antonio Moccia” clickando qui