(pubblicato nel contesto di “Art & Culture” N.1 su 60.700.000
come potete verificare clickando qui 14-5-16 CET 5.00)
Bentornati alla terza puntata della rubrica “le anime di carta”.
“Il giardino Viola” continua e vi aspetta al termine del mio piccolo monologo. Penserete che non abbia più molto da dirvi, ma in realtà non è così. Di cose invece ne ho moltissime ed oggi ve ne racconto una piccola parte.
Nel percorso subito dopo l’auto pubblicazione del libro ho iniziato quello del confronto con i lettori, altra bellissima e nuova esperienza.
Scrivere è un atto solitario, che lega l’autore al suo angolo preferito, di casa, in cui silenzio ed abitudine diventano culla ideale per dare sfogo alla parte artistica incontrollata. Il passaggio successivo invece prevede uscire da quell’anfratto per vedere la luce del sole. Se non si è vampiri non è pericoloso, anzi…energizzante.
Era il mese di agosto quando ho affrontato la mia prima presentazione del libro in pubblico. La cornice era quella di un piccolo, ma adorabile paese di montagna, caro al mio cuore, con seduta in curiosa attesa una maggioranza di persone conosciute. L’emozione non mi ha bloccato, l’ansia non mi ha frenato, ma al contrario, nulla mi è parso complicato. Ho parlato a ruota libera sull’onda della gioia di vedere concreto un sogno tanto grande. E nel giro di poco tempo, trenta delle anime di carta de “il giardino Viola” sono diventate di altrui proprietà.
Quella sera resterà impressa a fuoco per sempre nella mia memoria. Un altro piccolo scalino verso la conquista del mio sogno. Un sogno complicato da portare avanti quando è così fragile perché fatto di parole, di carta e di emozioni.
Ma ad ogni dubbio che l’aria portava bastava contrapponessi i commenti soddisfatti di chi lo aveva letto per cancellarlo prontamente. Una sorta di lotta dentro di me, alla ricerca costante di segnali che mi illuminassero sulla strada da seguire. Una strada che vedevo lunga, contorta e misteriosa, ma che avevo tutta l’intenzione di perseguire. E di questo vi parlerò la prossima volta, ora è tempo de “il Giardino Viola”…
Viola interruppe la lettura. Respirò. Per la prima volta capiva a fondo le parole, le emozioni di sua madre. Le era sempre parsa troppo complicata, quasi ermetica. Forse stava crescendo e si affinava la capacità di empatia. Forse ne aveva un gran bisogno. Questa lettura era davvero interessante e delucidante. Meritava attenzione e tempo. Le chiariva un rapporto non sempre perfetto.
Faceva freddo nella stanza. Molto freddo. Il freddo non aiuta la concentrazione. Forse però una bella coperta sulla poltrona, con una tazza fumante in mano e il fuoco scoppiettante sarebbe stato una cornice più adatta.
Sicuro! Allora facciamolo. Pratica. Lei era pratica.
Due legnetti, un po’ di pigne del bosco, qualche ramo secco et voilà, il fuoco crepita. Tisana di …. Nelle scatole di latta in dispensa c’erano, ben riposti, del sambuco essiccato, tiglio, camomilla. Bottino dell’estate. Ricordi del passato. Perfetto anche il miele. Solo più questione di aspettare.
La coperta? Al solito riposta nell’armadio in camera. Trovata. Peccato non sia di pile, ma qui non si butta nulla, c’è solo roba vecchia. Di lana.
Vediamo come procede. L’acqua con le erbe bolle, il fuoco ha preso … sì posso farcela. Posso tornare in quel magico mondo fatto di parole e sensazioni che mia madre ha saputo creare.
Buongiorno! Ho da poco scoperto che esisti …. ma in realtà io lo sentivo già che c’eri! Forse il sesto senso … forse il forte desiderio di averti! Sei ancora piccolissimo dentro di me (13 x 5 mm) ma ti sento già come presenza. Infatti tra i mille pensieri che mi hai fatto nascere, ho già pensato al soprannome che potresti avere. Sarai “pirata” certo è anticonvenzionale, poco musicale … ma … a me piace. So che quando nascerai da vero pirata ruberai il cuore a me e al tuo papà! Già ora iniziano ad esserci i primi sintomi!! Tu per ora trasformati … e diventa sano e forte … ma fallo con calma. Hai nove mesi di tempo … usali bene tutti! Io un po’’ alla volta ti racconterò la tua storia.
Oggi ho fatto la seconda ecografia e sei grande 18 mm, sai ti ho sentito anche il cuore: sembra un treno in movimento, anzi no un cavallo che galoppa veloce che emozione … sembrava mi parlassi!
Se penso che sei il frutto dell’incontro di due destini, due vite solitarie, un amore sbocciato di colpo, un incontro non calcolato, un bacio domandato e non rubato sotto il chiarore di luna e stelle, non posso che esser certa che sarai la nostra parte migliore, il nostro specchio d’amore, un piccolo miracolo che ci è nato dal cuore.
Da oggi è ufficiale, fino a che non nascerai saremo solo io e te a trascorrere tutta la giornata insieme. Niente più lavoro, niente più stress. Faremo solo ciò che ci piace. Non mi fare scherzi visto che scalci molto e sembri un po’ irrequieto. Non sono ancora pronta, non ho preparato nulla.
Non sai che emozione toccare queste cosine così minuscole. Le calze mi coprono due dita, i bavaglini mi fanno il giro del braccio . Avrai una culla interamente fatta a mano da un prozio falegname di 96 anni. Sarà il tuo primo letto. La dipingerò di colori vivaci che ti diano allegria, la nonna ti cucirà il materasso, il cuscino … insomma avrai il tuo letto da re o regina dove potrai avere sogni d’oro.
Sono le 5.30 della mattina ed è la notte più sofferta che abbia mai trascorso. Sento ondate di dolori. Siamo pronti a partire, credo sia il momento. Mi sento esplodere, sì penso sia arrivato proprio il momento che tu nasca. Un’ultima cosa: grazie per averci concesso questa occasione.
Tesoro mio queste sono un sunto delle pagine del diario più significative che ho scritto nel periodo in cui parlavo con te attraverso la mia pancia, per farti capire che c’è stato un prima … tu non hai l’età che hai e che festeggi ogni anno, ma come tutti noi hai ben 9 mesi in più che fanno parte della differenza in ognuno di noi. Ti ho amato, immaginato e coccolato. Prima che nascessi. Ho avuto la possibilità di imparare a prepararmi a questa nuova conoscenza. 9 mesi che son volati, che ho rimpianto spesso per non averli apprezzati meglio, appieno. Dopo il tuo arrivo nulla è stato come prima.
Dopo 30 minuti di spinte è apparsa la tua testa e piano piano anche il corpo. Avvolta in una sostanza bianca hai aperto gli occhi ed emesso il primo vagito per informarci dell’ottima salute. Per la gioia dei nostri occhi sei una bellissima e perfetta creatura. Sei una femmina, ti chiamerai Viola.
Da quel giorno non hai smesso un istante di crescere, fare esperienze di emozionarti. Hai fagocitato tutto ciò che ti era intorno. Ti sei nutrita di vita e sei diventata una splendida donna. Forte, decisa, sensibile. Ma il merito non è mio. Dopo circa dieci giorni il cordone ombelicale è caduto e ti sei staccata da me, dopo nove mesi hai smesso di prendere il mio latte … la tua indipendenza innata ti ha permesso di essere ciò che ora sei.
…( Nadia torna giovedi’ prossimo in “Anime di Carta”)
Nadia Banaudi ©2016