(N.1 al mondo su 313.000 entries con la rubrIca “Suggestioni e percorsi poetici” come potete verificare qui – 20/6/16 – 12.13 cet)
(pubblicato nel contesto di “Art & Culture” N.1 su 60.700.000
come potete verificare clickando qui 14-5-16 CET 5.00)
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Nizza è…
con Fanny andavamo a correre la sera sulla Promenade, lei abitava nella zona del porto e da lì partivamo incontro al tramonto, a volte la facevamo tutta, altre solo una parte, qualche volta correvamo un tratto sulla spiaggia di pietre a fianco di sotto, deserta le sere di gennaio, di febbraio. Correvamo e anche forte ma, io che in treno o in aereo mi siedo sempre dal finestrino per guardare il mondo che passa, facevo spaziare gli occhi tutti intorno tutto il tempo. Dalla Promenade con un crepuscolo rosso sul mare increspato da una parte e i palazzi art deco dall’altra, le montagne crestate di bianco là in fondo. Fanny correva di fianco, chiacchierava, sorrideva, a volte rubavamo un bacio veloce alla corsa, lei era alta, occhi profondi, ricci neri, dinamica, viva, di una bellezza classica, mente frizzante e spirito libero. Correvamo insieme sulla passeggiata dei pittori, guardavo lei guardavo Nizza e il mare, Nizza assomigliava molto a Fanny, se una città può assomigliare a una ragazza: si. Entrambe ventenni o giù di lì, di una bellezza indiscutibile, puoi avere tutti i gusti che vuoi, eccentrici o scontati, ma provate a cercare qualcuno che vi dica che Nizza è brutta, statene certi non lo troverete, e qualcuno che lo potesse dire di Fanny, mai, proprio mai. Correvamo sul mare… una sera sotto una pioggerellina fine fine mi ha detto: “mi immagino fra cinquanta o sessanta anni passeggiare sulla Promenade con un nipotino e raccontargli che da giovane qui venivo a correrci con un ragazzo italiano che chissà dove sarà, dove l’avrà portato la vita.” Mi baciò e iniziò a correre veloce verso le luci del porto…
Nizza è…
in Place Garibaldi, richiamo all’italianità di un tempo, che fu Provincia romana, Provenza e prima ancora la Nikaia greca, mica nata ieri o solo Costa Azzurra, paillettes e tette di fuori… dicevo in Place Garibaldi c’era un bistrot aperto gran parte della notte dove si mangiavano frutti di mare crudi, méta di molte nottate. Forse ci sarà anche un po’ di snobismo a mangiare ostriche o coquillage alle quattro del mattino, ma quel sapore è davvero unico, lo sento ancora dentro, come una madeleine che si risveglia di tanto in tanto. Non è il sapore di frutti di mare con il limone, è il profumo di una stagione. Di tirare più tardi possibile con qualche amico, incollati a quei tavolini come per rinviare qualche partenza, qualche ritorno, qualche supposizione. Delle mani di Christine mentre mi porgono un’altra ostrica e delle mie che ne porgo una a lei come in un gioco di seduzione alla luce dei lampioni soffusa dai rami dei platani. Delle macchine che passano in tondo, chissà dove andavano a quell’ora, verso l’avventura o a casa a dormire o già di mattino a lavorare. Nizza sembrava non dormire mai, non dover mai morire, non poterci mai morire nessuno…
Nizza è…
i racconti di mia nonna bambina in quella Nizza dei quadri di Munch e Matisse, anche se la sua era un’altra Nizza, quasi inconscia di cosa c’era oltre lei e la sua vita. Magari sarà passata vicino al cavalletto di qualcuno di loro mentre faceva uno di quei capolavori che abbiamo negli occhi, magari andando o tornando da scuola che era a metà Promenade. Non lo sapeva che uno di quei pittori fosse Munch o Matisse, ma anche lei viveva quella Nizza quella luce quella libertà quello squarcio di mare e di vita a ridosso dei palazzi e se l’è portata dentro per sempre, anche lontano da qui. Però a me bambino, chissà perché, di quei racconti la cosa che è rimasta più impressa è che c’era una bambina che si chiamava Mercedes e che mia nonna chiamava merde seche, lo raccontava e io ridevo e rideva lei settanta anni dopo. Davvero chissà perché mi è rimasto così impresso un gioco di parole che trattava di merda secca? Vabbè che in Francia “merde” non è una parolaccia, almeno così mi diceva…
Nizza è…
quando arrivi dall’Italia in autostrada o lungo la moyenne corniche sei lassù in alto sulla montagna e scendi, plani sulla città che vedi distesa là sotto, sotto i tetti di tegole rosse, nelle vie rigate di alberi, negli spazi delle piazze rotonde. Scendi e ti ci infili, a volte perdi la destinazione, se ce ne hai una, oppure te ne inventi una mentre giri a vuoto…
Nizza è…
un po’ per sangue, un po’ per vita, un po’ per elezione una delle due città della mia vita, una delle due dove, si dice, che un giorno ci tornerò per viverci per sempre. E forse passeggiando sulla Promenade incrocerò qualche altro Munch o Matisse mentre la sta immortalando per i secoli a venire. Oppure io ottantenne incontrerò Fanny con il nipotino, lei ancora bella, con la mente frizzante, piena di vita come Nizza e avremo ancora e per sempre venti anni, tutti: lei, io e Nizza…
Renato Barletti ©2016
Potete seguire Renato ogni domenica in “Suggestioni e percorsi poetici”