pubblicato nel contesto di “Art & Culture” N.1 su 60.700.000
come potete verificare clickando qui 14-5-16 CET 5.00)
(la rubrica ” I libri! di Massimo ” è la N.3 su 1.910 siti come vedete qui al 2/7/16 alle 9.00)
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Ripenso a Gabriella e sembra solo ieri il giorno in cui l’ho conosciuta: invece sono passati ben undici anni. Undici anni in cui sono successe molte cose nel mondo, nella redazione de L’Area di Broca e nelle nostre singole vite individuali.
All’inizio del 2005 frequentavo un corso in audiovisivi per i nuovi media; il corso prevedeva la realizzazione finale di un dvd con due progetti video. Per il primo dei due progetti fu scelta proprio una mia idea: una serie di incontri con i poeti fiorentini nei luoghi di Firenze deputati alla recitazione e presentazione di libri di poesia. Il progetto si intitolava, senza molta fantasia, “Firenze Poesia”. Tra i luoghi scelti non poteva mancare il caffè storico letterario Giubbe Rosse, in piazza della Repubblica. Fu proprio alle Giubbe, che già frequentavo da un po’ di tempo in occasione delle varie presentazioni di libri e soprattutto durante il Festival A + Voci (ideato da Massimo Mori), che ebbi occasione di intervistare la coppia Mariella Bettarini – Gabriella Maleti, che allora conoscevo solo di fama. Da lì è iniziata un’amicizia ed uno scambio artistico che non si è mai interrotto nel decennio successivo. Mariella mi invitò alle riunioni della rivista e, poco dopo, mi propose di entrare nella redazione: cosa di cui vado orgoglioso essendo una rivista importante, ma soprattutto mi sono trovato bene a livello umano tra i molti colleghi redattori che ho imparato a conoscere e stimare nel corso degli anni.
Di Gabriella ho molti ricordi: dalla lettura dei suoi libri (in particolare lo straordinario “Quenau di Quenau” da cui ho letto un brano durante la serata a lei dedicata all’Area N.O., il 20 maggio 2016), alle lezioni di impaginazione che le impartivo nella sua stanza, affollata di libri e dvd, col cane Lapo acciambellato sul divano; dai libri che mi regalava insieme alle stampe delle sue foto. Di queste ho un ricordo particolare: quando mia madre si è ammalata di cancro Gabriella mi dava spesso riproduzioni delle sue foto floreali da donarle, sapendo quanto lei amasse i fiori. È una cosa che non dimenticherò mai, come non scorderò il sorriso di Gabriella e il suo umorismo straordinario che faceva da contraltare alla cupezza di certi suoi racconti (penso ad “Amari asili”). Ho riso fino alle lacrime guardando le sue performance attoriali, mentre interpretava Ciaccio Ciacci, e conservo ancora i suoi cortometraggi su dvd. Ricordo quella volta che mi aiutò a montare con Final Cut un video che avevo girato per una comunione, togliendomi da una situazione imbarazzante con i miei clienti. Ricordo la sua disponibilità, la sua gentilezza, le sue battute pungenti durante le riunioni redazionali, il suo amore per gli animali (per l’inseparabile Lapo e poi per Tommy) e ricordo anche i suoi consigli di scrittura che mi elargiva insieme a Mariella quando gli facevo leggere le mie cose. Insomma, tanti sono i ricordi di questa straordinaria donna e straordinaria artista.
Il giorno di pasqua di quest’anno se n’è andata a 73 anni all’ospedale di Santa Maria Nuova, inaspettatamente. La notizia della sua scomparsa mi è stata data dall’amico redattore Alessandro Franci, per telefono, quella sera. È stato un fulmine a ciel sereno.
Resterà adesso un posto vuoto al tavolo in cui ci riuniamo ma soprattutto resterà un vuoto dentro ciascuna delle persone che l’hanno conosciuta, che hanno fatto un pezzo di strada con lei, chi più lungo chi più corto. Resterà il suo ricordo e le opere che ha lasciato: i suoi libri di poesia e di narrativa, le sue foto stupende, i suoi video. In fondo, prendendo a prestito le parole da una canzone di qualche anno fa, “quando si è grandi non si muore mai”.
Massimo Acciai Baggiani ©2016