traduttore /translator friendly:

Se volete  aggiungere un traduttore automatico di siti/ pagine internet  clickando qui trovate quello ufficiale di Google  

 If you want to add Google Translate in order to translate the whole page please  click here to find and install

——————————————————————————————————————————————————————- —————-

traduttore /translator friendly:

Se volete  aggiungere un traduttore automatico di siti/ pagine internet  clickando qui trovate quello ufficiale di Google  

 If you want to add Google Translate in order to translate the whole page please  click here to find and install

——————————————————————————————————————————————————————- —————-

PER AMORE SEMPRE PER AMORE

Quando ho pubblicato il primo libro…
inviai le bozze corrette e impaginate alla casa editrice ed attendevo sulle spine, direi elettrizzato, di vedere “il bambino” finito e stampato con prefazione e copertina che non conoscevo ancora. Poi mi arrivò, avvolto in una carta azzurra e lo spacchettai,ma a quel punto il bambino sotto l’albero la mattina di Natale ero io. Una frenesia,però calma per gustare quel momento il più a lungo possibile, perché quella non era semplicemente una prima volta, era una volta unica e irripetibile: anche se poi ce ne fossero stati molti altri quel libro era il primo con scritto bello grande al centro un po’ in alto il mio nome. Io, che di libri mi ci ero nutrito sempre fino spremerci sopra nel cuore di infinite notti le non molte diottrie a disposizione, ora potevo vedermi dall’altro lato della lettura, delle mani… del mondo. Ecco la copertina: la illustratrice aveva “letto” bene il senso del titolo e lo aveva reso con due teste, stilizzate tipo clown picassiani, vis a vis che si scrutavano a vicenda negli occhi e una strada alberata con delle diramazioni in lontananza e un ramo rampicante, tipo edera, che saliva su verso le teste. San Simbolismo si manifestava bene a braccetto con Santa Madre Metafora. Poi apro lentamente, pagina tre riportava ancora il titolo come per procrastinare un po’ l’attesa, ma poi basta: l’introduzione/presentazione, uno sguardo senza leggere nulla se non il nome del critico e richiudere il libro. Mi sedetti comodo, avessi fumato mi sarei senz’altro acceso una sigaretta, forse sorseggiavo qualcosa… dai su taglia corto e leggila! Insomma ad un certo punto diceva così: “il tema dell’amore spesso cambia vocali e diventa amaro: fugge e sfugge e ritorna nell’immagine della sabbia che più viene stretta e più si perde nel vento”. Eh no accidenti (incazzato) questo no, ma come io poeta dell’amore e per giunta melanconico, eh no caro Signor Critico per chi mi ha preso, per Al Bano, per Romina Power? Io che mi inoltravo in questo mondo con la prosopopea del giovane intellettuale impegnato, io che avevo scritto di temi universali verrò mica etichettato così? Sì perché in quelle pagine avevo riversato uno Sturm und Drang emotivo tematico ed ideologico masticato e rimuginato per anni…
Eeehh mio caro bel giovane poeta idealista e tutto di un pezzo con la coda di paglia…
Come se “amore” fosse solo quello del Festival di Sanremo, appunto vivendo a Sanremo!
Ovviamente rilessi l’introduzione varie volte e non mi tornava la cosa della sabbia stretta nel pugno ecc., non perché non fosse calzante, anzi, non mi tornava perché avevo scritto una poesia proprio con quell’immagine, l’avevo scritta ma non l’avevo inserita nel libro (come faceva a saperla, l’aveva intuita o semplice “culo” da critico?).Questa poesia che pubblicherò solo venti anni dopo:

PAROLE VESTITE DI NIENTE
Rimane veramente il pugno chiuso
vuoto dopo aver stretto la sabbia
poca o tanta che fosse non rimane
nemmeno una traccia dei castelli
di sabbia eretti in mezzo alle dune
di questo sterminato arido deserto

passa il vento sopra gli innumeri
anodini granelli parti di un tutto
che non può manifestare il proprio
nulla

Il nulla che rimane è qualsiasi parola, qualsiasi afflato, qualsiasi cosa sceverati dell’Amore, la poesia senza Amore, la vita senza Amore: una specie di nulla senza meta trasportato dal vento, come le meduse dalle correnti. E come si conciliano le due cose senza urtare la suscettibilità di quel giovane poeta palesemente nonromantico? In effetti non si conciliano perché il Critico non parlava dell’amore di Al Bano e del Festival, ma di quella pulsione profonda che alberga in ogni sensazione emozione sentimento, e poco importa che una poesia o qualsivoglia creazione artistica parli di una donna, un uomo, un paesaggio o chissà quale metafora. L’Amore come base di partenza, come motore, ma anche come finalità. Ho già parlato dell’amourinfini di Rimbaud e non ne riparlerò adesso ma è proprio quello lì, che dà la spinta a provare, la forza a percorrere e si realizza in una sorta di abbraccio totalizzante. Quindi l’Amore è innanzitutto una forza, la più intima, la più grande possibile e per realizzare qualsiasi sogno occorre assolutamente quella forza, averne tanta e mettercene tanta, per credere in se stessi, nelle proprie idee e nelle proprie azioni. Il topos sul quale si incentra tutta la mia poetica e, in piccolo credo, tutta la mia vita è “la strada e il sogno”: due luoghi, due stati che possono creare drammatiche tensioni o produrre armonia. Essi nella loro antitesi e contiguità simboleggiano l’anima e il corpo, il cuore e la ragione, l’esprit de finesse e l’esprit de geometrie, l’intuizione e la razionalità; il possibile e l’effettivo che l’arte (la vita) ingloba nel proprio abbraccio e fonde in un’unica essenza, la propria verità: la sua strada e il suo sogno, appunto.E per far vivere un sogno nella realtà ci vuole proprio Amore, tanto faticoso e vissuto Amore:

IL MONDO DEI SOGNI
Molti nel mondo dei sogni… sognano
molti si perdono nel sogno
molti muoiono nel sogno
molti sogni muoiono con loro
ma dal mondo dei sogni non torna nessuno
o vivi nel sogno o muori col sogno

varcato il portale si chiude e allora…
tocca a te esser prigioniero del sogno
o libero di sognareperché sognare e basta
è poco
è nulla
fatti portare dal sogno
afferrane le redini cavalcalo disinvolto
che quando l’hai domato…
è tuo il sogno
è tuo il mondo dei sogni
è tuo il mondo degli uomini…
Maestro

Quindi il sogno fine a se stesso non significa nulla, è vuoto, astratto; ci vuole un atto di volontà, ferrea e incrollabile, per trasformarlo in vita e l’Amore che si riesce a mettere nell’intenzione fa “la differenza”, il sogno se si realizza è il più alto grado di realizzazione di noi stessi, in qualsiasi campo e sotto ogni aspetto, figuriamoci in quello dell’arte! Sai quanti bei quadri sono stati dipinti nei meandri dei sogni, quante musiche composte, poesie scritte, spettacoli immaginati, sì ma… tutti insieme sono semplicemente niente, sono il fumo di miliardi di bistecche alla brace svanito nel nulla di un refolo di vento. Ci piacciono e ci ricordiamo i dipinti, le musiche, le poesie, gli spettacoli che abbiamo letto, visto o sentito, quelli veri, quelli che sono diventati realtà. In questi articoli parlo di arte perché il contesto è questo, ma il discorso di oggi può essere valido in ogni campo della vita e non è una contraddizione che io, che ho fatto del termine “sogno” uno dei due pilastri di tutte le cose che scrivo, affermi che il sogno da solo è niente; non è contraddizione è un’affermazione incontrovertibile, ovvia, scontata. Il sogno senza Amore è fumo nell’aria, l’Amore trasforma quel fumo nel sogno dei sogni: realizzare i propri sogni. E poi secondo me anche la realtà senza Amore è una cosa fredda, asfittica, forse precisa, ma puntuale perperdere tutti i treni possibili, quelli ”veri”, importanti, intimi che magari passano solo quella volta.

In ogni caso non è che l’amore comunemente inteso, l’amore strettamente erotico sia proprio una ciofeca, è una ciofeca quello di Al Bano e del Festival, certo; per me, allergico alla definizione “romantico”, sia in senso letterario che comunemente inteso, è una ciofeca anche quello. Sì perché credo che l’amore sia come il sogno, se non si realizza sfuma, ma se si realizza allora… beh non vado avanti in descrizioni di cose che ognuno sicuramente ha provato, in un senso e nell’altro. Anche di amore in senso erotico hanno scritto tutti, tutti i più grandi, con mille sfumature, profondità e livelli di realizzazione o di non realizzazione, tutti proprio tutti senza puzza sotto il naso, come invece aveva quel giovane poeta un paio di decenni fa… e quel giovane poeta ringrazia ancora quel critico per quelle righe che immediatamente lo fecero inc……. ma che poi gli sono servite, oltre che a spingerlo a scrivere belle (speriamo) poesie d’amore, soprattutto a crescere e ad aprirsi un po’ la mente. Essere consci di avere bisogno di Amore e di amore è un umile atto di apertura mentale, non solo di cuore. E il discorso dell’impegno?Quello sì che è una vera ciofeca (detto con la smorfia Totò), una sovrastruttura ideologica inculcata da un’epoca che aveva fatto di uno stereotipo la finalità della vita. Non esiste un “artista impegnato”, ci sono solo artisti che fanno belle o brutte, profonde o leggere, comprensibili o meno opere, chi coniò quell’espressione… beh lasciamo perdere…
Concludo con alcuni frammenti da me tradotti/riadattati della capostipite di tutti i poeti d’amore, la grande unica antichissima attualissima immortale Saffo:

Cosa c’è là in fondo ai tuoi occhi
dietro il cristallino oltre l’apparenza?
dove il Tempo magicamente si ferma
e la mia anima resta sospesa
alle tue labbra?

Vorrei dirti qualcosa, ma me lo impedisce il pudore, se solo il tuo fosse un sentimento puro e sincero…

Tu anima mia…
rapita nello specchio dei tuoi occhi
respiro il tuo respiro
e vivo!

Amore malato
fiammeggia nel ventre nella mente contorta
il fuoco ribelle della fiamma che ferisce
un soffio del tuo fiato un gelido bacio
l’eterno supplizio di un amore rubato
.
Parabola d’amore:
silenzi
sospiri
parole
grida
parola
sospiro
silenzio

…e sfido chiunque a scrivere o a trovare qualcosa di più “moderno” di questo ultimo frammento scritto dalla poetessa circa 2600 anni fa alla sua amata… o al suo amato…

Renato Barletti  ©2016

Potete seguire Renato ogni domenica in “Suggestioni e percorsi poetici”