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(pubblicato nel contesto di “Art & Culture” N.1 su 60.700.000

come potete verificare clickando qui 14-5-16 CET 5.00

ed in “Anime di Carta”  N.1 su 1.220 siti come  potete verificare qui )

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(…qui leggete il 13. episodio …)

Bentornati.
Ormai questa è casa vostra, faccio solo gli onori per un attimo e vi lascio in compagnia di Viola e la sua storia. L’anima di carta del libro parla al mio posto, raccontando meglio le emozioni di tanti pensieri. Quindi buona lettura…

< Ma fammi capire, oltre ad andare a pescare con mio padre, diventando il suo fido mozzo, sei pure cavalier servente di mia madre?> Curiosa e per nulla arrabbiata lo incalzava per vedere se riusciva a farlo arrossire. Lo conosceva troppo bene. Immediatamente il suo volto abbronzato si colorò di rosso.
< Viola dai! > risero di gusto complici.
< Entriamo in casa che comincia a fare freddo. Di cose ne abbiamo da raccontare. Mica te la cavi così con un velato sottinteso. >
< Brr, fa freddo anche in casa. Qui si congela. >
< Sei o non sei un valido tutto fare? Forza vai a prendere la legna in cantina di sotto, tempo dieci minuti la temperatura cambia.> Insistendo con il tono ottenne di restare per qualche istante di nuovo da sola.
Le batteva il cuore per la sorpresa inaspettata. Sua madre aveva spedito Mattia a sua insaputa, organizzandolo in precedenza. Cosa aveva in mente? Cercava di capire se era attinente alla lettera. Alle riflessioni che le aveva fatto nascere. Al risultato del tai chi.
Sia come sia, che il dito lo abbia messo mia madre o il destino, vediamo che succede. Lo pensò proprio nell’istante in cui Mattia comparve stracarico di legna, con l’aspetto di un bambino soddisfatto per il compito eseguito. Insieme accesero la stufa e ruppero il ghiaccio che aveva avvolto il loro rapporto congelandolo per molto tempo. La distanza, il distacco, la differenza di obiettivi li aveva allontanati. Nel cuore erano rimasti i ricordi della gioventù, delle avventure vissute insieme, di quel primo amore dal sapore vagamente acerbo. Una volta adulti dovevano confrontarsi con le due cose da bravi e coscienti attori. Chiacchiera, dopo chiacchiera, quel velato senso di appartenenza l’uno all’altro era tornato. Si capivano al volo, si ascoltavano con attenzione per colmare i dubbi di volta in volta. Due bravi amici sono capaci di riprendere da dove hanno interrotto.
< E’ vero che ti fermi a cena, Mat? > La domanda più che dovuta era ovvia, il buio fuori era totale, l’orario faceva brontolare entrambi gli appetiti e nonostante il clima di conversazione fosse più che piacevole, la necessità della cena incombeva.
< Direi che con un invito così cordiale non posso di certo essere maleducato e rifiutare. Solo che ho gusti raffinati, vorrei una cucina fuori dagli schemi. La definirei internazionale. Visti i tuoi trascorsi.> voleva a tutti i costi rimarcare il suo viaggiare costante.
< Dunque ragni fritti? Sono buoni sai? Se fai un giro per la casa secondo me ti sazi per cena.> davanti alla sua faccia disgustata continuò
< Oppure anche zuppa di biscia, vermi in insalata o scorpioni grigliati…buoni !> guardandolo notò cambiare il suo aspetto in una graduale ripugnanza. Sapeva che detestava tutti gli insetti e mai avrebbe preso in considerazione di poterli mangiare nemmeno per fame.
< Viola basta o mi dai il voltastomaco. Io pensavo a qualche raffinatezza, reduce dai tuoi viaggi.>
< In effetti sono salita equipaggiata di parecchie sfiziosità. Ma le ostriche non le ho portate. La cucina offre formaggi, patate …> e mentre pensava al resto che aveva messo in dispensa le si accese la lampadina <Ma sì una bella fonduta alla parigina. Sentirai che bontà! >
Certa di sfondare una porta aperta con il formaggio iniziò la preparazione della cena. Prese uno spicchio d’aglio e lo sfregò sul fondo della pentola smaltata per insaporirla, poi lo gettò. Versò il mix di formaggi che Mattia aveva grossolanamente tagliato con il mezzo bicchiere di vino bianco iniziando a farli sciogliere sul fuoco. Con il mestolo di legno, lentamente fino ad arrivare ad una crema densa e profumata. Nella ricetta originale serviva la maizena, ma anche senza il risultato era sopraffino. Si spostarono a tavola immergendo una dopo l’altra le forchette, infilzando i quadratini di pane. Deliziosamente avvolgente. Accompagnata dal bicchiere di vino la fonduta inebriava le loro rievocazioni. Forchetta dopo forchetta saliva il livello di complicità e piacere. Una cena così semplice e goduriosa scioglieva le riserve .
< Ma spiegami come hai fatto a cavartela quando sei stata in Grecia. Sfido a capirne la lingua. > riprese a domandarle curioso.
< E’ vero la lingua è importante quando viaggi, ma spesso esiste più di tutti il linguaggio dei soldi, quando capiscono che sei turista ti si aprono tutte le porte. Poi io sono brava ad imparare. Il greco no troppo complicato. Musicale, originale, ma incomprensibile anche dopo tre mesi. Però sapevo dire quel tanto che serviva per spostarmi ed andare dove dovevo andare. Ho conosciuto un ragazzo che sapeva bene l’inglese lui era il mio tramite con i greci del posto, così riuscivo a cavarmela. >
< E in Cina, in Giappone?>
< Lì se parli in inglese sei a posto. Altra lingua incomprensibile la loro, ma pazienza. >
< E’ stata la tua ultima meta il viaggio in Oriente, giusto?>
< Si sono stata ad aprile a Hirosaki in Giappone per la fioritura dei ciliegi, poi mi sono spostata a settembre a Panjiin sulla spiaggia rossa. Ma nel frattempo ho visitato la più incredibile foresta di bambù ad Arashiyama e visto numerosissimi templi. Ho preso parte all’avventurosa “crociera “ sul fiume Hozu a bordo di una tradizionale barca in legno guidata da tre barcaioli con remi in bambù, prenotata tutta per me per fare le foto esaltanti del fiume. Non puoi immaginarne la bellezza. Mi sono innamorata del National Park a Shinjuko Gyoen dove gli alberi sono incontrastati padroni di giardini spettacolari. Ho fatto incetta di colori in Giappone. Anche della loro cultura. In Oriente la natura mi ha commosso. Così coccolata in alcune zone. Ostaggio spesso delle metropoli.> sospirando ricordava. Come un fotogramma ogni particolare. Colori, profumi, ma anche i rumori appena fuori da quegli angoli incantati. Brulicava di frenesia.
< Ma di ogni posto hai preso qualche cosa e lo hai fatto tuo o hai solo visto, fotografato e lavorato?> le domande si facevano più profonde.
< Partivo per ogni destinazione perché un particolare mi incuriosiva, o lo sceglievo o mi veniva richiesto. Spesso arrivavo nella città e mi mettevo alla ricerca dell’albero, dell’animale e dello scorcio. Se carpivo in fretta il senso del committente allora mi calavo meglio nell’atmosfera del posto. Mi concedevo di entrare in contatto con il cuore del luogo venendone contaminata. Quando mi trascinava per l’originalità restavo a godermela. Non ho mai incontrato posti che non meritassero di essere visti meglio. Ognuno nascondeva sotto l’apparenza una storia interessante, una ricetta gastronomica speciale o un’abitudine particolare. Da tutti ho rubato qualche cosa. Il modo di pensare spesso. In definitiva ho catturato la loro essenza. Ho scelto cosa portarmi via da ogni terra. Ora la mia valigia dei souvenir pesa moltissimo. Ti dirò di più potessi fare un collage delle meraviglie che ho incontrato uscirebbe un foglio lungo chilometri che nomina tutto il mondo. >
< E ne è sempre valsa la pena?>Mattia era dubbioso, vedeva più come una eterna rincorsa i viaggi di Viola o fughe.
< In molti posti mi sono davvero chiesta perché ci sono andata. Il cuore mi faceva male a vedere tutta quella miseria, povertà … ho anche vissuto per qualche giorno in uno slum. Sai cos’è spero. La baraccopoli. Una vera e propria città fatta di recuperi di spazzatura e quando è lusso di lamiere. Se non ho preso malattie mortali è stato solo perché il mio angelo custode ha più anticorpi di me. Tristezza infinita se ci penso. Il fatto è che non ho potuto in nessuna maniera fare qualche cosa per cambiare la situazione, credo nessuno possa fare nulla. Questa povertà infinita l’ho trovata a Kibera, ad Haiti, a Dhaka, a Karaki … davvero tutto il mondo è paese. E dove c’era povertà assoluta vedevo la gioia. Dove brillavano i soldi tanta insoddisfazione. Il genere umano visto in largo e in lungo mi ha procurato solo una gran rabbia. Per quello a metà del mio cammino ho deciso che mi sarei occupata solo più della natura. Non sono pronta per affrontare queste tragedie. > il dolore di certe prese di coscienza resta indelebile fotografato dentro. Non avrebbe mai potuto dimenticare.

Nadia Banaudi ©2016