(N.1 al mondo su 313.000 entries con la rubrIca “Suggestioni e percorsi poetici” come potete verificare qui – 20/6/16 – 12.13 cet) (pubblicato nel contesto di “Art & Culture” N.1 su 60.700.000 come potete verificare clickando qui 14-5-16 CET 5.00)
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(qui potete leggere la prima parte…)
… memoria alle scuole elementari. Pensate a una conosciutissima poesia di inizio secolo “venduta” come espressività moderna (La Pioggia nel Pineto): confezione bellina, forse, costruita su una musicalità ricercata, poi? parla di ninfe, sì esseri mitologici “vissuti”due millenni e mezzo fa, ecco cosa è il vuoto del trito e ritrito. Quel tipo di poesia è quella salutata per sempre da Rimbaud e dalla modernità. La musicalità di Occhiali è cacofonica, atonale. Il senso di essere una Avanguardia sta proprio nel superare la rottura degli schemi riconosciuti e proporne di nuovi, addirittura proporre un’arte senza schemi. Le novità non sono digerite immediatamente da tutti, il mondo è fatto di uomini e ognuno vive un percorso proprio, sotto tutti gli aspetti. Quante persone ancora oggi davanti ad un’opera di Picasso o Kandinsky dicono: “boh”? Eppure sono opere di un secolo fa ormai. La contemporaneità è un “luogo” non tutti lo frequentano nello stesso tempo, ma l’arte non può frequentare “luoghi” scontati, deve sperimentarne e proporne di nuovi, altrimenti è decoro, riedizione, omaggio. Questa è la lezione della modernità in un connubio di forma e sostanza. Non sto dicendo che le cose antiche siano da “buttare”, tutt’altro e meno che meno lo avrebbe detto Edoardo Sanguineti. Fidia nel suo tempo era modernissimo, come lo era Dante o Piero della Francesca o Bach. Ma scrivete come Dante o suonate l’organo come Bach oggi!!! Essere moderni significa essere attuali con propensione al domani.
da XIV in Laborintus
- con le quattro tonsille in fermentazione con le trombe con i cadaveri
- con le sinagoghe devo sostituirti con le stazioni termali con i logaritmi
- con i circhi equestri
- con dieci monosillabi che esprimano dolore
- con dieci numeri brevi che esprimano perturbazioni
- mettere la polvere
- nei tuoi denti le pastiglie nei tuoi tappeti aprire le mie sorgenti
- dentro il tuo antichissimo atlante
- i tuoi fiori sospenderò finalmente
- ai testicoli dei cimiteri ai divani del tuo ingegno
- intestinale
- devo con opportunità i tuoi almanacchi dal mio argento escludere
- i tuoi tamburi dalle mie vesciche
- il tuo arcipelago dai miei giornali
- pitagorici
- piangere la pietra e la pietra e la pietra
- la pietra ininterrottamente con il ghetto delle immaginazioni
- in supplicazioni sognate di pietra
- ma pietra che non porta distrazione
- esplorare i colori della tua lingua come morti vermi mistici
- di lacrime di pietra
- ma pietra irrimediabilmente morale
- il tuo filamento patetico rifiuta le scodelle truccate
- i corpi ulcerati così vicini al disfacimento
- con la lima ispida
- devo trattare i tuoi alberi del pane
- devo mangiare il fuoco e la teosofia
- trattare anche l’ospedale psichiatrico dei tuoi deserti rocciosi
…………. (continua)
Presumo che, trascorsa una sessantina di anni dalla pubblicazione di Laborintus dove il Maestro propone questo tipo di forma, ancor oggi molti, beh il discorso fatto precedentemente per Picasso e Kandinsky… mi fermo qui, senza spiegazioni, letture o altro, a ogni lettore il piacere di farsi affascinare dalla forma e scoprire la sostanza. Il discorso fatto sinora in questo articolo può apparire tronco o poco approfondito; in parte non lo è e in parte volutamente lo è, perché essere “assolutamente moderni” significa anche aprire un discorso e non chiuderlo, proporre e lasciare libertà di lettura, di forma e di sostanza.
Dal momento che ho parlato di Poesia, contemporaneità, arte e avanguardia, concludo proponendo la poesia che definisce la mia poetica al punto da essere diventata per sineddoche essa stessa:
LA STRADA E IL SOGNO
Un’osmosi infinita lungo una corda
tesa fra due mondi contrastanti
ma l’uno all’altro indispensabile
è un ordine che crea il proprio caos e per essere lo deve superare: confeziona le parti rescisse del proprio ordine per cederle al caos circondante che di esse si nutre per affermare un proprio ordine
è l’arte che non si basta a conquistare la bellezza
e ne ricerca un altro aspetto e un altro ancora
poi lascia quella bellezza lentamente esaurirsi
e diventare il cliché di manierata accademia
tanto di moda fra qualche anno in società
è la Marylin di Warhol (che non si è mai suicidata)…
una mano precisa che esegue mandala
e l’altra puntuale che sempre li cancella
è l’anelito che spinge a immaginarmi la strada
quando quella solita non basta ai miei passi
e mi pone fuori sincronia con una logica
che ormai non è più logica ma dubbio
e con un’altra che ancora non è logica
ma assurdo
Renato Barletti ©2016
Potete seguire Renato ogni sabato in “Suggestioni e percorsi poetici”