( translator friendly) Anime di Carta 18 by Nadia Banaudi

traduttore /translator friendly:please  click here to find and install

(pubblicato nel contesto di “Art & Culture” N.1 su 60.700.000

come potete verificare clickando qui 14-5-16 CET 5.00

ed in “Anime di Carta”  N.1 su 1.220 siti come  potete verificare qui )

————

(qui trovate l’ episodio 18)

E’ sempre un piacere ritrovarvi in questa rubrica curiosi di continuare la lettura di quello che è diventato un appuntamento settimanale tra noi. Per chi scrive la curiosità di un lettore è il migliore complimento.

La storia di Giulia va avanti aprendo nuovi scenari. La sua vita sta prendendo nuove strade o come mi piace pensare nuove uscite di sicurezza. Buona lettura…

In ufficio, in un ritaglio di tempo, fece una piccola ricerca su internet scoprendo un mondo intero legato alle diverse tecniche di massaggio. Tra tutte si incuriosì allo shiatsu e decise di vedere se in città qualcuno fosse in grado di effettuarlo. Ovviamente di trattava di tecniche troppo all’avanguardia. Rispondendo al telefono dimenticò di cancellare la pagina dallo schermo e continuò a lavorare per tutta la mattina. Al momento della pausa uno degli avvocati soci si avvicinò a prendere informazioni. Si accorse al volo del suo interesse ed iniziò a raccontarle che la figlia aveva fatto un corso ed in casa praticava per amici e parenti con ottimi risultati. Il passo successivo fu altrettanto facile quanto predestinato. La prima seduta fu solo l’inizio di un percorso lungo e costruttivo che creò l’amicizia con Laura e l’autostima in lei.
Farsi fare shiatsu era diventata una vera e propria coccola. Le pressioni leggere delle mani sui punti doloranti, diventavano un sollievo che le restituiva energia. Seduta dopo seduta tutti i suoi muscoli rispondevano alla perfezione all’antico volere. A detta di Laura il merito era dei meridiani sbloccati, ma faceva fatica a capire quei nomi con cui la imbastiva. Diceva di sì anche se in realtà sentiva solo di goderne il meritato beneficio. Distesa sul futon a terra, incantata dalla musica indiana che la portava in terre odorose e sconosciute, chiudeva gli occhi e si lasciava andare completamente fiduciosa. Laura manipolava il suo corpo come un manichino senza vita, gentile e professionale riconsegnandole elasticità e piacere. La notte dormiva meglio. Di conseguenza il suo umore era notevolmente migliorato.
Laura però non si fermò lì. Le consigliò una lettura. Una lettura che le avrebbe cambiato la vita anche se non poteva immaginarlo.
Ancora a metà strada dal traguardo, Giulia avvertiva il telefonino vibrare in tasca. Doveva assolutamente fermarsi in un’aiuola di sosta per vedere di cosa si trattava. Il telefono era il solo mezzo di comunicazione con Alessandro non poteva ignorarlo. Era lui. Se lo sentiva. Le diceva che era partito solo ora da Firenze e quindi sarebbe arrivato probabilmente con almeno un ora di ritardo, ma il lavoro lo aveva trattenuto. Sì era sincero. Sentiva il tono dal messaggio. Anche se era scritto. Comunque anche lei era ancora distante. Un’altra ora abbondante di tragitto c’era, quindi poteva riprendere tranquillamente il viaggio.
Il libro colpevole di averla trasformata nella nuova Giulia era un ammasso di pagine già d’età dallo strano titolo. “Le profezie di Celestino”. Pensava si trattasse di qualche apostolo sconosciuto o meglio di qualche medium… che ignorante. In realtà era il libro rivoluzionario che cambiava il modo di pensare di chiunque lo leggesse. Parlava di illuminazioni, di segni del destino nel cammino di ognuno, di capacità da ampliare, di incremento della crescita spirituale. Tanti concetti snocciolati in un romanzo scorrevole ed avvincente che convince di essere l’eroe della propria storia. Giulia mano a mano che lo leggeva, divorando le pagine si immergeva nella vicenda interpretando in contemporanea il suo vissuto. Scopriva la natura del suo malessere. Nascendo in lei la consapevolezza della riflessione sentiva forte la necessità di reagire. Fu così che un giorno si ritrovò stesa su una roccia a prendere il sole con il libro in mano anziché in ufficio. Un giorno di permesso. Approfittando del bel tempo primaverile aveva deciso di inoltrarsi nell’entroterra a lei vicino. Era un bel paese quello che nascondeva i laghetti, arroccato sopra il fiume. Lo pensava malsano ed umido, ma con il sole che lo accarezzava pareva brillare. L’acqua scivolava veloce formando piccole cascatelle che rendevano piacevole e profumata l’aria. Sapeva di rinascita come solo la primavera può sapere. Scelto il posto rimase lì per ore fino alla fine del libro. Il risultato fu trasformarsi lei stessa in quel libro e in quell’acqua. Dunque il suo spirito era tortuoso come quel corso, con strozzature, salti, profondi rientri. Vitale e tranquillo. Spumeggiante e limpido. La sensazione di appartenere finalmente al mondo circostante e non esserne poi così diversa le entrava dentro e la faceva sentire bene, perché riusciva ad apprezzarsi.
Dopo quel giorno nulla era più stato come prima. Il rapporto con Laura era come tra due sorelle dopo anni di separazioni. Non poteva fare a meno di stare con lei, bere dalle sue parole serene e curative. Laura frequentava corsi per diventare operatrice di shiatsu. Diceva che aiutare il rilassamento del corpo avrebbe anche risvegliato le capacità autoimmuni, allontanando stress e depressione, provocati dal dolore fisico, ognuno avrebbe trovato benefici. Laura diceva, Laura provava. Alla fine l’aveva accompagnata ad uno di questi corsi. Interessantissimo dibattito circa la cultura cinese dello yin e yang. Finalmente le si era aperta la mente. Dicevano che tutto era legato in un sistema comunicante di azioni e reazioni reciproche, che esistevano periodi di alternanza con soluzioni periodiche, creando così incessanti ritmi. Spiegavano quanto siamo legati alla natura, al cambio delle stagioni perché lo abbiamo all’interno essendone parte anche noi e che solo accettandole come alberi saremo in grado di sopravvivere formando “la coppia motrice della meccanica cosmica”. Quella frase era stata di sicuro effetto. Difficile da spiegare, ma l’aveva fatta sua perché rappresentava bene il senso del tutto. Così portava al collo la collanina simbolo della sua rinascita. Laura le aveva fatto un bellissimo regalo, legato con una corda nera allungabile a discrezione, stava appeso un cerchio bianco e nero con due puntini all’interno. Parevano serpenti arrotolati. Si trattava del taiji. Il suo talismano. Si sentiva vincente.
Carlo le aveva bocciato quella strana moda. Vestire con abiti solo di cotone, così sgargianti da metterla troppo in mostra. Poi i capelli lasciati sempre sciolti, sapevano di disordine. E i gioielli perché non li indossava più? Sempre meno trucco, quel viso acqua e sapone la faceva sembrare sua figlia e non sua moglie. Diventava sciocca, cosa le stava succedendo?
Eh già Carlo. Era rimasto fermo lì e non si era più mosso. Il mondo correva avanti, lui per stargli al passo si era perso lei e il loro matrimonio. Colpa di entrambi avevano dato per scontato che il contratto tra loro avrebbe vissuto di vita propria, ma senza essere curato anche l’amore sfiorisce e muore. Così piano piano, l’amore era scappato via dal loro appartamento e si era trasferito altrove. Due coinquilini erano diventati. Fino a che Giulia non aveva cominciato il nuovo percorso era stata molto discreta come convivente, ora il ruolo le stava stretto.

Nadia Banaudi ©2016