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(pubblicato nel contesto di “Art & Culture” N.1 su 60.700.000

come potete verificare clickando qui 14-5-16 CET 5.00

ed in “Anime di Carta”  N.1 su 1.220 siti come  potete verificare qui )

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(qui trovate l’ episodio 19)  …

Eccoci ad un nuovo appuntamento.
E’ da un po’ che ho smesso di contare le puntate della rubrica, ma credo essere intorno al numero 20.
Ho iniziato per gioco, sfidando la sorte. Io alle prime armi, con tanto entusiasmo, tanta intenzione di farmi conoscere per vedere dove la cosa mi poteva portare. Immersa nel compito di farvi da cicerone in questo percorso de “Il giardino Viola”, e nel nuovo libro, altrettanto pezzo del mio cuore. Ora il gioco è diventato un bellissimo piacere, di inestimabile valore e non mi resta che lasciarvi ad una buona continuazione di lettura.

Alzava la musica in casa se faceva le pulizie interrompendo i rumori della moto che rombava nello schermo.
< Ma non puoi mettere le cuffie per ascoltare le tue canzoni quando gioco?> Impossibile. Il suo fiore era sbocciato.
Lite dopo lite, la soluzione della separazione veniva abbracciata da entrambi come la più veloce e sensata. Lui tornava libero, lei anche.
Così alla sera a volte si connetteva in internet in un sito di chat dal sapore vagamente romantico. Faceva seguito ad un cioccolato molto buono che amava e le dava possibilità di comparire con un alias vestito apposta su di lei. Alessandro le aveva regalato il cappellino di paglia che le piaceva tanto, poi l’aveva portata in viaggio a vedere migrare i fenicotteri. Quante cose si potevano fare nella realtà alternativa. Conoscerlo era stato, secondo lei un segno del destino. Così piacevole chiacchierare con lui di cioccolata, di posti meravigliosi da visitare. I concetti di base della vita li avevano sorvolati. A loro interessavano i particolari. Dopo due mesi si erano scambiati i numeri di telefono e anche le voci avevano cominciato a fare parte della loro relazione.
Peccato lui fosse toscano e lei ligure. Lui super impegnato, dirigente d’azienda, lei scoppiettante segretaria. In entrambi la voglia di conoscersi e frequentarsi era nata dopo lo scambio delle foto. Si piacevano, si conoscevano. Si capivano.
Finalmente Portovenere era lì a un passo da lei. Avevano appuntamento nel parcheggio dell’autostrada per ripartire con una sola macchina. Il primo arrivato avrebbe aspettato l’altro. Ottimo poteva piazzarsi al sole attendendolo. Cullata dalla dolce musica della radio i suoi pensieri positivi sulla giornata che l’aspettava le tenevano compagnia preparandola al grande incontro. Quando vide arrivare l’auto sentì distintamente tremarle le gambe. Tornava adolescente con le voragini nello stomaco e la sudorazione a mille.
Dopotutto aveva il ruolo della coscienziosa trentenne da rispettare. Possibile le battesse tanto forte il cuore dall’emozione? Alessandro si avvicinava alla sua auto sorridente e visibilmente impacciato. Questo almeno li metteva sul medesimo piano. Che bello vederlo dal vero e sentire la sua voce così toscana. La mano calda e morbida che le dava un piacevole contatto. Non si era sbagliata. Lui era vero e non aveva finto, almeno erano sulla stessa linea di partenza. Quello che sapevano l’uno dell’altro era il frutto di tre mesi di conoscenza.
Scelsero la sua auto, da vero cavaliere avrebbe guidato lui fino alla vicina Portovenere. Spettacolare paesaggio li attendeva. Lì sporgente sul mare, il golfo dei poeti li avrebbe accolti e incorniciati nel loro primo memorabile incontro. Romantico e di incomparabile bellezza. Salirono per le scalinate verso il tempio di Venere. Secondo la tradizione la dea era nata dalla spuma che abbondava in quel punto, a tributo arroccato sulla roccia le avevano costruito la casa. Appoggiati al muretto a strapiombo sul mare, coinvolti dalla suggestiva bellezza del luogo si lasciarono andare in un lungo e profondo bacio. Si erano piaciuti, oltre l’aspetto anche il contatto aveva funzionato. Giulia per arrivare a suo agio all’appuntamento aveva mirato ad apparire essenziale. Camicia bianca e jeans su comodi mocassini. Alessandro portava un pullover leggero color mare e pantaloni in tela confortevoli. Insieme formavano una bella coppia. Il sapore del bacio si mischiava alla salsedine del mare. La luce brillante del sole riflessa nei flutti illuminava i loro visi rendendoli perfetti. Finalmente Giulia viveva il suo sogno. Sentiva battere il cuore felice. Acconsentiva al suo corpo a lasciarsi andare per assecondarne le voglie. Non potevano far altro che studiarsi accarezzandosi. Intorno a loro altri turisti dividevano la meravigliosa posizione rendendo ovvio che non avevano più l’età per dare troppo nell’occhio. Complici tornarono sui loro passi decisi a visitare anche il porticciolo e il paese. Nonostante non fosse ancora stagione si levarono le scarpe e arrotolarono i pantaloni per bagnarsi i piedi nelle fresche acque. Alessandro amava il mare, ma ci viveva lontano. Conosceva una grotta nei dintorni, ne aveva sentito parlare e avesse avuto più tempo sarebbe stato sicuramente molto bello andarci insieme. Era roba da subacquei, ma non solo. Grotte paradisiache che raccontano con i colori giochi naturali di luce da brivido. Aveva visto foto e video, ma certo viverli dal vero era un’altra storia. Che bello vederlo illuminarsi parlando di posti che lo incuriosivano. Lo stava conoscendo meglio e gli piaceva sempre di più.
Il profumo delle cucine dei vicini ristoranti solleticava i loro appetiti. Il tempo di asciugare i piedi e si accomodarono a gustare una pasta ai frutti di mare che raccontava tutto il sapiente trascorso ligure. Complice la compagnia, ma una pasta così buona Giulia non l’aveva mai assaggiata. Ogni vongola profumava di mare come i gamberi deliziosamente teneri e freschi. La sensazioni che provava non potevano essere più legate al contesto di così, tutto parlava di romanticismo. Forse era il primo capitolo della loro storia o senza correre troppo era il primo passo verso la realizzazione dei suoi sogni. Da tanto tempo non si sentiva così a suo agio con il mondo intorno a se, in compagnia di un uomo che la degnasse di attenzione, permettendole di essere se stessa. La nuova Giulia si mostrava al mondo.
Purtroppo anche le belle favole hanno la parola fine. Il tasto di interruzione aveva la forma del telefono. Quello di Alessandro non smetteva di vibrare e suonare. Spesso non rispondeva, ma ogni tanto messaggiava. Giulia cercava di non essere curiosa, ma ad un certo punto scocciata provò a motivare spiegazioni a riguardo. Una volta era per lavoro, un’altra la figlia, poi la ex moglie…ma qualche cosa non le tornava. Perché non lo spegneva il telefono? Lei lo aveva fatto per degnarlo dell’attenzione necessaria.
Dopo l’ultima telefonata si era fatto più distante. La teneva per mano, non più avvinghiata, era anche pensieroso. Il tempo era stato piacevole, ma un impegno improvviso lo portava ad interrompere la giornata in anticipo. Doveva rientrare: le bambine avevano preso i pidocchi e non poteva perdersi lo shampoo con rastrellamento di uova annessi. Era nei compiti di padre che voleva conservare. Ineccepibile. Aveva promesso. Nessuna ingerenza.
Nel ritorno a casa la accompagnarono le lacrime. La conclusione non aveva rispettato il copione. Lei però doveva rispettarla. Investirci rabbia o risentimento era sintomo di eccessivo trasporto. Era appena uscita da un matrimonio sterile, che senso aveva buttarsi in una storia a senso unico? Lo sapeva benissimo voleva un riscatto.
Il giorno dopo Alessandro si fece sentire e via chat le regalò rose e scatole di cioccolata, si profuse in scuse. Gettò lì un meraviglioso week end da trascorrere magari a Portofino. Due giorni tutti per loro per riprendere da dove avevano interrotto. Avrebbe guardato l’agenda e poi tirato giù una data. Per un intero mese funzionò solo virtualmente, accrescendo quella sintonia data dall’assenza di problemi. Poco reale infatti.

Nadia Banaudi ©2016