(pubblicata nel contesto di Posivite,sustainable economy. Our dedicated section is N.1 on 10.0200.000 entires as you can verify here, 15-7-16 CET 5.00
nel contesto di “Art & Culture” N.1 su 60.700.000 come potete verificare clickando qui 14-5-16 CET 5.00
ed in Prospettive by Carlo Benigni N1. su 171.000 siti come verificabile qui, 29-7-16 alle 14.00 CET)
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… Iniziato alla politica da Michel Rocard, già primo ministro di François Mitterrand e teorico di un socialismo antidogmatico e riformista, in tema di Europa Macron è un convinto federalista, in linea con il pensiero economico e politico di Jacques Attali e Alain Minc, con i quali da sempre intrattiene un rapporto di vicinanza intellettuale. Possiede una perfetta conoscenza dell’apparato amministrativo, delle regole della politica e dell’economia, delle relazioni internazionali.
Partendo dal dato della disoccupazione e della futura insostenibilità, nel medio-lungo termine, dei costi dell’attuale welfare, Macron ritiene che la risposta giusta non si trovi in una politica di austerità in controtendenza rispetto a quelle di espansione adottate con successo negli Stati Uniti. Il suo programma economico, pur non prevedendo tagli alle pensioni, propone tagli nella spesa pubblica per 60 miliardi di euro e un efficientamento della pubblica amministrazione; in parallelo, un piano di investimenti di 50 miliardi di euro, da investire innanzitutto nelle aziende, per favorire l’imprenditorialità (15 miliardi per la formazione, 15 per l’introduzione di nuove fonti di energia, 5 per la sanità, 5 per l’agricoltura, 5 per la digitalizzazione della funzione pubblica, 5 per i trasporti e le infrastrutture collettive).
Macron esclude un reddito di cittadinanza da garantire a tutti, sia per mancanza di risorse sia perché scoraggerebbe la ricerca della realizzazione di ciascuno come imprenditore di se stesso; ma propone un aiuto a quanti si ritrovino privi di lavoro, sino a quando siano reinseriti, affiancati dalle istituzioni nazionali e locali. Un’ipotesi di lavoro analoga a quella anticipata per l’Italia da Matteo Renzi.
Maggiori investimenti sono previsti per la forze di sicurezza, recuperando la polizia di prossimità nei quartieri più insicuri. No al modello fallito del comunitarismo, che ha creato ghetti e non ha realizzato l’integrazione degli immigrati, anche di seconda generazione; nessun pregiudizio razziale, ma assoluta intransigenza nella difesa della legalità.
La premessa di metodo, rispetto ai singoli contenuti programmatici, è il superamento dell’accentramento dei processi decisionali, introdotto da Napoleone e rimasto una costante sino ad oggi. Macron intende introdurre il principio della sussidiarietà, responsabilizzando le amministrazioni locali, alle quali delegare poteri di decisione, nel rispetto del perimetro delle politiche nazionali.
In un’intervista al quotidiano finanziario “Les Echos” del 24 febbraio, Macron ha affermato, con estrema chiarezza: “Il comportamento abituale in una campagna presidenziale francese è di dire: “Rovescerò il tavolo e darò un nuovo indirizzo alla coppia franco-tedesca”. Questo non porta da nessuna parte e non ha mai funzionato. Occorre ristabilire fiducia reciproca. E’ meglio un dialogo franco ed esigente rispetto ad atteggiamenti velleitari. Ne siamo corresponsabili; se non abbiamo una politica coraggiosa di riforme sul piano strutturale, i tedeschi non ci seguiranno”. A suo giudizio ” l’impegno per l’Europa è tra i più essenziali per il prossimo presidente. E’ la condizione per la nostra sovranità”.
Le prospettive elettorali
Tutti i sondaggi prevedono che il confronto finale sarà tra Marine Le Pen e Emmanuel Macron. La leader della destra sarebbe in vantaggio al primo turno e perdente al secondo. A favore di Macron giocano più fattori: la scelta identitaria del Partito Socialista, con Benoit Hamon al 15% e una sinistra frammentata (prevedibilmente, molti elettori socialisti, delusi per la sconfitta di Walls, voteranno per il leader di En Marche); lo scandalo di François Fillon, per i finanziamenti pubblici destinati alla sua famiglia per rapporti di collaborazione professionale inesistenti. Determinante l’appoggio del leader centrista François Bayrou, accreditato dai sondaggi di un 5% che può fare la differenza. Soprattutto, Macron potrebbe giovarsi della dinamica dell’unità repubblicana, come avvenne nel 2002 in occasione del ballottaggio tra Jacques Chirac e Jean-Marie Le Pen. Chirac ottenne l’80% dei voti, pur essendo arrivato al primo turno solo al 20%.
A vantaggio di Macron sono la novità della sua offerta politica e l’efficacia della sua comunicazione, con la segmentazione dei target raggiungibili sul web, ai quali indirizzare messaggi sempre più personalizzati; a suo svantaggio, la scarsa organizzazione sul territorio, su cui possono contare le forze politiche tradizionali.
Segnali importanti sono gli incontri con Teresa May, primo ministro inglese, e quello in programma con Angela Merkel.
“Révolution” si conclude con una convinta dichiarazione di fiducia in una “Francia libera e fiera di ciò che é, della sua storia, della sua cultura, dei suoi paesaggi”.
Sicuro è che dal risultato delle elezioni presidenziali in Francia dipendono i destini dell’Europa.
Carlo Benigni ©2016
Qui potete trovare il libro di Carlo